Se sei un arciere olimpico ti sarà capitato un periodo più o meno lungo in cui il clicker da alleato diventa il tuo peggior nemico.
Hai completato tutta la fase di preparazione, hai il mirino nel giallo ragionevolmente fermo, ma il maledetto non scatta, i tempi si allungano, il mirino ricomincia a muoversi, l’apnea ti fa perdere lucidità e decidi di scendere.
Questa appena descritta è una situazione normale, può capitare, la preparazione del tiro non è stata poi cosi perfetta, invece di essere a pochi millimetri dal clicker sei un po’ più corto e di conseguenza non esci.
Se capita di rado non è un problema, se diventa una costante può diventare particolarmente stressante sia dal lato fisico che mentale.
Da cosa può dipendere?
Ci sono vari fattori che possono determinare questa situazione, alcuni tecnico fisici altri mentali, proviamo ad analizzarli insieme.
Sovrallungo:
Hai posizionato il clicker troppo indietro e per riuscire ad uscire sei costretto ad una iper estensione da una parte o ad una eccessiva contrazione della schiena dall’altra.
Cedimento del braccio dell’arco:
Dopo aver creato una buona linea verso il bersaglio nel momento in cui vai ad incrementare la forza per uscire la parte anteriore cede, tipicamente all’altezza della spalla.
Pur essendoci un movimento in dietro della mano della corda questo viene ridotto o annullato dal cedimento della parte anteriore.
Cedimento delle dita:
Mentre incrementi con la la back tension le dita si allungano e perdono presa riducendo l’effettivo movimento.
Spingere con la testa:
Mentre incrementi con la back tension la testa spinge in avanti ed in caso di contatti centrali questo riduce l’effettivo movimento
Eccessivo contrasto degli antagonisti:
Le movimento di back tension la muscolatura posteriore della schiena è la muscolatura agonista mentre il pettorale è il capo lungo del bicipite sono gli antagonisti e stabilizzatori del movimento.
In un eccesso di controllo gli antagonisti impediscono un reale movimento.
In generale se il movimento è corretto ma non esci dal clicker è segno evidente che la quantità di forza che ci stai mettendo non è sufficiente a vincere la resistenza dell’arco.
Il movimento di uscita dal clicker dovrebbe essere uniforme lineare e progressivo.
La maggior parte degli arcieri che non escono dal clicker hanno paura nel metterci più forza per paura di “strapparla” ma la realtà è che quello che conta maggiormente ai fini del risultato non è la forza ma la direzione.
Se la direzione è corretta più o meno forza cambia solo i tempi di uscita.
Tiri troppe libbre.
Quando qualcuno mi dice “i flettenti si irrigidiscono troppo nella fase finale e quindi non esco” la questione è che molto semplicemente sei troppo vicino al tuo limite di forza.
L’elenco non è esaustivo e ne possono subentrare più di una in contemporanea.
Quando ti succede?
Se questa situazione è una costante che ti accompagna sempre, sia che tu stia tirando a paglia o su targa o in gara è molto probabile che il tuo sia un problema di sovrallungo o di cedimento muscolare o della spalla del arco o delle dita.
Se invece a paglia esci senza difficoltà ma già a targa la situazione si fa più complicata e in gara peggiora ulteriormente il tuo problema potrebbe essere dovuto ad un movimento di uscita dal clicker che non riesce a mantenere la linea di forza e che quindi ti fa muovere il mirino mentre cerchi di farlo.
Vedi il mirino muoversi, smetti di allungare ti irrigidisci ed il gioco è fatto.
Se questo problema ti colpisce solo in gara, le motivazioni sono di ordine psicologico, hai paura di sbagliare e questo innesca in maniera importante tutta una serie di muscoli di contrasto come abbiamo visto in precedenza che ti impediscono un movimento libero e realmente efficace.
Per questo non ho una soluzione da proporti, ma una considerazione, pensare di poter essere perfetto ad ogni singola freccia è irrealistico, per vivere serenamente questo sport devi accettare che la perfezione non esiste ed evitare di giudicare ogni singola freccia, sopratutto basandoti solo sugli impatti sulla targa.
Possibili soluzioni
Se già non lo fai ti consiglio di guardare il clicker, arrivare bene in punta di clicker prima di mirare e di completare l’azione è un grande aiuto.
L’osservazione di questa fase può aiutarti a capire anche se effettivamente sei in sovrallungo, cioè se quando arrivi ai contatti ti manca ancora 1 cm o 1,5 cm e per arrivare più sotto già sei costretto a proiettare molto con il braccio del arco o a chiudere molto con la spalla posteriore, è probabile che quando sarà il momento di uscire, non avrai lo spazio necessario per fare il corretto movimento.
Come potrebbe darsi che tu sia in sotto allungo e la paura di uscire troppo presto ti faccia rallentare in maniera repentina, cioè innescare tutta una serie di muscoli antagonisti che una volta entrati in gioco ti bloccano.
Una volta individuato la posizione del clicker ed imparato a guardarlo, dobbiamo avere chiaro il movimento di espansione che è quello che ci permetterà di allungare gli ultimi millimetri di freccia e non ultimo di arrivare al follow through.
Su questo ci sono scuole di pensiero, chi dice di spingere con la spalla del arco chi dice di tirare con la spalla della corda ma la verità fisica è che se il centro non si deve muovere l’equilibrio tra le forze di spinta e di trazione deve essere 50% e 50%.
Il mio consiglio è di acquisire padronanza in entrambe le direzioni imparando a spingere e a tirare e poi a sincronizzare i due movimenti, questo ti darà una capacità di espansione superiore e darà una direzione più precisa ai movimenti, aiutandoti a tenere il mirino nella zona desiderata.
L’importanza del follow through
Durante un corso FITARCO, Giorgio Botto ha fatto un esempio molto incisivo sul significato del follow through nel tiro con l’arco.
Avete notato che i centometristi si fermano 5/6 metri dopo il traguardo, questa è una tecnica consolidata per evitare di smettere di spingere prima del necessario.
Nel tiro con l’arco è la stessa cosa, si punta ad avere un determinato FT per andare oltre il momento del rilascio, in più dare una certa direzione al FT vuol dire che le tensioni che lo determinano avranno anch’esse la medesima direzione.
Allenare il follow through, nelle singole parti e nel complesso, cercare nelle sensazioni che ne derivano il feedback di una freccia tirata bene, più che sul bersaglio è il modo migliore per superare lo scoglio dell’immobilita.
Quando la preparazione del tiro è completata è il mirino è ragionevolmente stabile nel giallo il tuo obbiettivo non è far scattare il clicker ma arrivare al follow through desiderato.
Questo atteggiamento migliora i tempi di reazione al clicker, da una direzione sempre uguale al movimento di espansione e migliora in generale la regolarità sui tempi di uscita.
Esercizi proposti
Prima a paglia poi a targa, imparare a guardare il clicker mentre si arriva ai contatti
Prima a paglia poi a targa, uscire dal clicker proiettando al bersaglio la spalla dell’arco, mantenendo la proiezione nel follow through.
Prima a paglia poi a targa, uscire dal clicker con la sola back tension lato corda, mantenendo la contrazione durante il follow through.
Prima a paglia poi a targa, sincronizzare le due uscite, mantenendo la direzione e le forze durante il follow through.
A paglia 5 metri, uscire dal clicker mentre si guarda il clicker, in modo da osservare quanta forza e quanto movimento occorre per muovere effettivamente la freccia.
Prima a paglia poi a targa, tirare una serie con il clicker due millimetri più avanti della tua posizione abituale, una serie due millimetri indietro, una serie con la tua misura abituale.
Prima a paglia poi a targa , tirare una serie mettendo molta forza nel uscita uscendo quasi istantaneamente, tirare una serie mettendo poca forza nel uscita allungando i tempi di uscita a circa 3/4 secondi, tirare una serie con la forza necessaria per uscire in un tempo per te soddisfacente.
Conclusioni
Il clicker è un grandissimo aiuto ai fini dei risultati nel arco olimpico, ma questo va usato nella maniera corretta e con il giusto atteggiamento altrimenti rischia di diventare il tuo peggior nemico.
Spero di averti dato qualche spunto di riflessione e di esserti stato utile.